"Fuori dalla notte è arrivato il giorno. Fuori dalla notte la nostra piccola terra. Le nostre parole si disperdono. Le nostre parole viaggiano per trovare coloro che ascolteranno." (Enya, Less Than a Pearl))

martedì 26 marzo 2013

La moneta e la ninfea


La moneta oscillava nell'aria. Testa o croce, testa o croce, risplendevano nella prima luce del mattino. Il rame dorato giocava una strana partita nella quale non ci sarebbe stato nessun vincitore.
Sospesa tra cielo e acqua la piccola moneta si sentì come un insignificante spicciolo.Erano anni che LUI, la teneva nel taschino, si preoccupava che non si bagnasse, non prendesse umidità. Era il SUO portafortuna.
Ora, prima di essere accolta dalla ninfea nel ultimo abbraccio, prima dell’oblio, smise di barcollare e puntò la sua immagine lucente verso di LUI.
Lo vide, appoggiato al ponte inondato da una pioggia che proveniva dai suoi occhi.
Perché?
Tacito urlo d’aiuto che l’uomo non avrebbe mai potuto sentire.
Perché a me?
Il silenzio fuse delle parole che si specchiarono nell'acqua e colpito dall'alba LUI allungò mano e la riprese.Riposta nel luogo più vicino al cuore la moneta tornò a vibrare  ad ogni SUO battito e si sentì di nuovo a casa.
Oggi molti giurano, attraversando il ponte, di udire ancore le urla di disperazione della ninfea, per una vita promessa e mai concessa.
Michele Rosa

domenica 17 marzo 2013

QUADRI E RACCONTI. La tela


Una sigaretta che brucia tra le dita. Un foulard che nasconde capelli rosso fuoco. Uno sguardo che trafigge, come una freccia rovente, il fortunato avventore. Tutto in te è calore e fiamme.
Ma come un sole che nasconde i primi fiocchi di neve, tu celi nel animo un ghiaccio eterno.
Ti nutri di desiderio e amore per esalare un ultimo respiro che si sussegue…si sussegue… allontanandoti dal tuo sonno.
Una frase semplice che termina con un punto. Un inizio che respira una fine. Una tela assaporata da miliardi di sguardi che non potranno mai godere della donna che lo anima. La disperazione di cuori inesauditi nel ardore della contemplazione di quelle labbra.
Ora mia eterea dea il tuo momento è giunto. Ora la cornice che ti tiene legata verrà tolta, il tuo ritratto arrotolato e riposto in un freddo magazzino.
 Ahimè, triste fine di un’abbagliante divinità che accecata dalla propria luce ha perso di vista il gelo che la stava divorando.
                                                                                                                             Michele Rosa