"Fuori dalla notte è arrivato il giorno. Fuori dalla notte la nostra piccola terra. Le nostre parole si disperdono. Le nostre parole viaggiano per trovare coloro che ascolteranno." (Enya, Less Than a Pearl))

venerdì 29 luglio 2011

Terra del Fiume:LA SENTINELLA della TORRE

Il simbolo della citta' di Palazzolo sull'Oglio e' la Torre di S. Fedele o Torre del Popolo, che svetta sull'abitato con i suoi 90 metri di altezza. La Torre, in muratura con forma cilindrica, venne innalzata negli anni 1813-1830 su un pre-esistente bastione del castello. Sulla sommita' della Torre la statua di S.Fedele da Como, patrono della citta'.

Nelle terre di mare, giusto vicino alla scogliera… o in una piccola isoletta non lontana dalla costa, s’innalza il faro. In inglese viene chiamato “light house” letteralmente casa della luce. 
Nel corso dei secoli fari hanno illuminato la via alle navi durante le tempeste, equipaggi esausti, dopo lunghe attraversate, si abbracciavano grati della terra che tra poco avrebbero accarezzato, grati di sentire quasi il sapore della propria casa, il profumo della propria donna, l’abbraccio dei propri figli. Nel corso del tempo l’immagine della città di mare veniva caratterizzata da quella luce che girando… trasmetteva quel muto segnale in grado di parlare un linguaggio che tutti nel mondo compresero, comprendono e comprenderanno sempre.
Come un uomo in una cesta posta sull’albero più alto della nave chiama terra, San Fedele posto  in alto sulla torre, abbraccia il ritorno a casa  dei suoi figli. Ora, dopo un lungo viaggio, si sente l’annuncio in lontananza. Un annuncio senza voce, fatto di un immagine che svetta oltre tutte le altre e s’innalza urlando una luce che sovrasta tutto il resto. La  postura fiera, appoggiato alla sua lancia, trasmette la necessità di levare il capo, con orgoglio, sentendo la piccola invidia al pensiero di quale vista possa godere, dalla cima della torre, il nostro patrono.
Allora ben tornati a voi… alla terra del fiume, che siate partiti per un'altra regione… nazione oppure continente l’eco di parole silenziose, il  sussurro di San Fedele che attraversa i cuori, quando aprendo la nostra abitazione volgiamo il nostro sguardo lassù… in cima… e ci  si sente come naufraghi che alla luce del faro assaporano il profumo della propria terra, illuminati dalla consapevolezza di essere davvero a casa.
di Michele

mercoledì 13 luglio 2011

Gente di Palazzolo

Sarà una visione un po’ nera, ma ha l’onestà di essere senza mezzi termini. Joyce viene celebrato per aver messo la gente di Dublino davanti uno specchio… a me non se ne voglia se metto la gente di Palazzolo davanti la sua ipocrisia…

La gente di Palazzolo è un po’ particolare! Nei pub è possibile trovare una persona anziana che parla come un  ragazzino “Io i negracci li brucerei tutti” uno dei tanti improperi pronunciati. Il fatto che i ragazzi seduti al tavolo del vecchio, assecondano con segni di assenso le bestemmie che si susseguono tra un insulto e l’altro fa riflettere. Beh… anche questo è il Palazzolese colui, che ormai inascoltato, si trova ad inveire sull’extracomunitario per ricevere un po’ d’attenzione… colui che ascolta e finge interesse per poter la sera ridere con gli amici di quel poveretto che tanto sbraitava e tanto si rendeva ridicolo.
La gente di Palazzolo è un po’ eccessiva! Può capitare di vedere un bambino scivolare sull’erba e sentire le urla dell’infante varcare le barriere del suono ed infrangere i timpani degli sfortunati passanti. Può capitare che un ambulanza venga chiamata per un ginocchio sbucciato e di guardare una scena apocalittica davanti ad una madre in lacrime, in attesa di un autolettiga, con in braccio il proprio figlio urlante… Può al contrario capitare che un muratore cada da un tetto, da un’altezza di dieci metri e dopo un po’ che è per terra con la paura di chiamare aiuto si avvicini una persona preoccupata e gli chieda: “Tutto bene? L’accompagno al pronto soccorso?” e la risposta dello sfortunato manovale sia: “No, non lo faccia sono in nero…”.
Eppure la gente di Palazzolo è anche molto impegnata! Un amico può accasciarsi e stare male e quando si chiede “aiuto” le persone possono sfrecciarti davanti indifferenti, oppure possono dirti “Sì, ti aiuto solo cinque minuti, perché ho un appuntamento”.
La gente di Palazzolo è molto gentile! Se vuoi attaccare un depliant, in qualche bar, panificio, libreria tutti ti sorridono dicendo “certo fai pure se possiamo esserti utili”. Ci si ritrova coccolati dalla disponibilità dei commercianti e dalla loro cortesia nel passarti la puntina per poter attaccare il tuo piccolo volantino. L’aria che si respira dopo una giornata nella quale tutte le boutique e negozi hanno di buon cuore collaborato alla tua piccola inserzione è fresca e rassicurante. Peccato che il risultato della tua piccola attività pubblicitaria tarda ad arrivare e qualche dubbio si affaccia alla mente… così ci si ritrova per curiosità a fare il giro per quei negozi nei quali gentilissime persone hanno accettato di buon cuore ad attaccare il tuo volantino… Risultato? Il depliant non è mai stato lasciato appeso più di quel tempo che ti è servito per uscire (tanto rasserenato) dall’amabile negozio.
La gente di Palazzolo ama andare in chiesa, ma non sopporta la gente che chiede l’elemosina davanti all’entrata!
La gente di Palazzolo ama i cani soprattutto cuccioli! Dai veterinari è possibile vedere un’infinità di piccoli esseri pelosi che vengono tenuti in braccio da padroni premurosi. L’anno dopo altri piccoli batuffoli di razza diversa sono in braccio agli stessi proprietari che li coccolano e li baciano…ah l’amore verso i cuccioli che mai crescono è smisurato…
La gente di Palazzolo è piena di sfaccettature, ombre che si riflettono nel quotidiano… non posso odiarla perché anch’io ne faccio parte… ma meglio prenderla a piccole dosi, abbracciando il sapore e la genuinità di un amore friulano.
di Michele

martedì 12 luglio 2011

Terra del Fiume:Il Segreto del Castello

Domenica io e Aura abbiamo deciso di fare un pic-nic. Io ho finito tardi di lavorare quindi ci saremmo trovati direttamente al parco “Tre ville”. Seguendo Via Zanardelli appena prima della scuola media “Enrico Fermi” ecco sulla destra il giardino e le tre enormi case, che danno il nome al luogo. Aura era già lì, al cancello d’entrata con zaino sulle spalle e sorriso di ben arrivato. Entrati il grosso cane bianco del custode ci da il benvenuto con un forte e grasso “Uoff”, davanti a noi il giardino ridente ci attende, ma le panchine e i tavoli ai quali avremmo voluto affidarci per il pranzo erano tutti occupati. L’unica nostra risorsa per sederci era data dai gradini ombreggiati della villa disabitata, diciamo pure che l’idea non era poi così malvagia. Così ci siamo appostati sotto il piccolo e fresco porticato e siamo rimasti ad osservare i piacevoli particolari di una vecchia costruzione che vorremmo fosse nostra. Non ve la descriverò oltre perché se un giorno qualcuno deciderà di metterla in vendita,  se non vi dispiace, non voglio concorrenza! Finito il pranzo a base di un delizioso cous cous estivo (Ah l’India e le sue…ups Aura e le sue meraviglie!), un’anguria spunta dalla borsa. “Ecco perché pesava così tanto pensavo ci avessi messo dieci litri d’acqua!” esclamo ad Aura vedendo l’immenso cocomero fuoriuscire dallo zaino. Dopo averlo tagliato si comincia la gara, solo chi comprende le immense potezialità dei semi può capire… la nostra sfida domenicale è stata nel vedere chi riuscisse a sputare i semini più lontano. Piegati dalle risate, visto che io non superavo il metro e la spanna, ci siamo alzati. Alla nostra destra un piccolo sentiero si snodava fino al di fuori dal parco, oltre il cancello ci aspettava… Il Castello col suo tradizionale fossato, ormai da secoli privo d’acqua. Privo d’acqua ma non di vita…  Diciamo che altri ospiti hanno deciso di passarci del tempo, forse prima erano in due e ora sono diventati molto di più perché Palazzolo gli ha amati? Non lo so, ma una famiglia così tenera in una calda domenica di estate non è mai stata tanto apprezzata. Daini! Un maschio, due femmine e tanti piccoli si affacciavano scodinzolando ai nostri occhi. “Ma se scodinzolano vuol dire che sono felici?” la voce della bambina accompagna i nostri pensieri e la risposta della madre è esattamente la stessa che ci diamo “ ma certo, non vedi che espressione serena?!”. Felici, come la bambina, torniamo a guardare quell’angolo di paradiso rivedendo la storia di Bambi e sospirando di sollievo davanti alla piacevole dolcezza del piccolo branco che si era formato nell’avvallamento del fossato. Dopo esserci addolciti alla vista degli animali entriamo dal portone del castello e leggiamo il cartello informativo che ci spiega che la costruzione risale all’ ottavo e nono secolo ed è stato un punto strategico del locale sistema difensivo fino al 1517. Appena entrati una scuola d’arte ci assicura che non venga utilizzato da qualche fondamentalista con losche intenzioni. Fa piacere che tutto ciò che è stato costruito per difendersi da guerre, combattimenti, sia ora un luogo dove si dipinge, scolpisce, leviga davanti allo sguardo innocente di creature che già in se stesse sono dei capolavori.
Ora che la nostra giornata è finita torniamo a casa con un battito del cuore in più…
Michele e Aura

martedì 28 giugno 2011

Come inserire un commento

Allarme commenti! Istruzioni per l'uso.
Più di un amico/a ci ha chiamati per dirci "Hei, ma perché non riesco a mettere il mio commento sul vostro blog?!" e così dopo l'ennesima domanda di questo tipo ci siamo un po' preoccupati... dopotutto "i vostri commenti alimentano il nostro blog"!
Effettivamente la cosa può creare confusione (abbiamo cercato di lavorarci su ma non c'è molta scelta), noi vi suggeriamo qualche metodo:
1) Innanzitutto, dopo aver scelto il post da commentare, cliccate sulla voce in basso in giallino "0 commenti" o in marroncino "x commenti" (x sta per il num. di commenti già scritti), ma fin qua è ovvio!
2) Vi si dovrebbe aprire una pagina con una finestrella per scrivere il commento, sotto di questa c'è una scritta "Scegli un'identità"
3) a. La cosa più semplice è scegliere "Anonimo" e firmarvi col vostro nome o pseudonimo a fine commento... naturalmente non è obbligatorio!
b. altrimenti scegliete l'opzione (meno anonima) "Nome/URL" che vi permette di inserire il vostro nome o pseudonimo senza dover inserire l'url (ma se lo avete e lo inserite MEGLIO per voi perché vi fate un po' di pubblicità, quindi amici bloggers dateci dentro!!!)
c. invece se avete un open ID, o un account LiveJournal, WordPress, TypePad, AIM inserite semplicemente il vostro id
4) scritto il commento e scelta l'identità schiacciate "pubblica commento"
ed è fatta :-)
Volete provare da subito...? Commentate gente, commentate!

P.s:Nel caso, pur seguendo le nostre istruzioni, non riusciate a pubblicare il vostro commento vuol dire che c'è effettivamente qualche intoppo, segnalatecelo al: micherosa@libero.it

lunedì 27 giugno 2011

Terra del Fiume: Un Tuffo nel Passato

Domenica mattina, camminando con Aura lungo il fiume Oglio, ormai di fronte alla Chiesa di Santa Maria Assunta, ci siamo imbattuti nel passato di Palazzolo. Il sorriso accompagnato dalla sorpresa ha fatto da cornice ai nostri sguardi. Due bambini camminando sulla passerella che si collega alla chiesa si tuffavano nel fiume. Sarà bene che mi spieghi meglio: il ponticello che collega le due sponde del fiume è costituito ai due lati da archi e all’interno di questi  inferiate precludono ogni arrampicata… i due intraprendenti partivano dalla sponda rialzata e invece di discendere i gradini camminavano sul cornicione della passerella e senza la minima esitazione si gettavano nell’acqua. La corrente li portava via e l’esclamazione allarmata di Aura “ma come fanno a risalire?” è stato l’esatto pensiero che mi ha attraversato mentre il fiume li trascinava. Li vedevamo  allontanarsi, la corrente sembrava li portasse troppo lontano, ma appena oltre il ponte Romano che collega mura alla piazza ecco i gradini, ancora di salvataggio di quelle due piccole figure. Li scorgevamo salire le scale, pronti a correre scatenati e a torso nudo, con ai piedi scarpe da ginnastica, per prepararsi ad un altro tuffo nel passato. La storia non è fatta solo di monumenti e costruzioni ma  di un eco di gesti che accompagnano i ragazzi negli anni. Mia madre mi diceva che da ragazzina anche lei si buttava nel fiume, facendosi trasportare dalla corrente per poi percorrere a ritroso la strada che l’avrebbe portata ad un altro salto, ad un’altra emozione. Guardare nella finestra del tempo attraverso i libri mi ha sempre annoiato ma affacciarmi davanti ai piccoli cenni di un passato che, nonostante tanti anni, si ripete, mi lascia  spettatore di una realtà che si tinge di ricordo. Stringo forte le mani di Aura e lei attraverso quegl’occhi furbeschi mi risponde “Lo Facciamo?”. Eccoci lì, pronti al tuffo dal cornicione della passerella, 7 metri ci dividono dal fiume che sotto ci aspetta.
Oggi anche noi ci facciamo trasportare insieme ad altre migliaia di corpi nella storia di Palazzolo, l’acqua è fredda ma ha il sapore di una storia  meravigliosa nella quale ci immergiamo.

di Michele

lunedì 20 giugno 2011

Poesie: IN CASCINA

Non è solo il garrire festoso delle rondini sotto il porticato, né il tubare sommesso delle tortore e neppure il richiamo ripetuto di un gallo che si perde lontano.

Non so bene che cosa mi renda così serena  ed appagata oggi  in questa cascina  solitaria ed ombreggiata dalla vecchia vite contorta. Mi guardo intorno assaporando il silenzio dei  rumori  e i rumori del silenzio, in perfetta armonia con il  vecchio campanile che svetta sul muro di cinta in eterno dialogo con il cielo.

E i miei occhi si perdono nell’azzurro  e nel mutare repentino delle nuvole, spumose e cangianti nell’imprevedibilità delle forme: cavalli imbizzarriti e vele spiegate  che corrono nell’aria tersa.

 La fontana circolare nel mezzo del cortile  e le sue pietre e i suoi sassi portati qui da chissà quando, giunti da chissà dove  è inondata di fiori.
I loro colori si mescolano, si accorpano, risplendono suonando una musica ronzante di api e di insetti. Una lucertola  ascolta  la magia all’ombra  della salvia splendida.
 E io ringrazio il creato  per questo momento, per questo esserci ora , per questo non desiderio d’altro o d’altrove…

E adesso che il giorno sta declinando come il mio tempo, intono una canzone muta di benvenuto alla sera.

di Lisetta Rota

venerdì 3 giugno 2011

Quadri e racconti-Passi verso l'Amore

Liberamente tratto da un quadro di Mara Zavagno del 1983.
Esiste una storia che ha bisogno di esser raccontata,una storia di passione, di amore folle, una storia che esiste solo entro la cornice di un palcoscenico. Bizzarro vero? Tutto inizia e finisce nell'intervallo di un balletto.
I loro corpi si librano nell’aria, camminano sul filo dell’acqua e l’unica cosa che desiderano è continuare a vivere quest’emozione, uno accanto all’altra. 
La magia si perde  quando la musica si spegne, l’uno guarda l’altra annegare nell’indifferenza, come se tutto quello che c’è stato prima fosse  solo un annebbiato ricordo ed i palpiti del cuore solo l’eco di un sentimento. Il nero: il triste colore che porta oscurità anche l’opera d’arte più maestosa li attende. I due non possono fare altro che continuare a stringersi a sommergere i loro corpi di carezze, amarsi anche se questo non significa “sempre”. Lei stringe se stessa sapendo che non durerà , lui urla al cielo il suo “ANCORA” disperato, sapendo che prima o dopo rimarrà ad accarezzare solo l’aria.
Ma ora tutto questo non importa, continuano ad esser una persona sola al ritmo delle incantevoli note che salgono dai loro corpi. Sarà questo il segreto? Ciò che li farà danzare per tutta la vita? L’incontro di due spartiti d’amore che volteggiano al ritmo delle loro anime… saranno questi i passi che compieranno verso l’amore? 
Un pennello li ha creati, il fuoco che arde tra di loro gli ha dato carne… ossa…vita, la musica che dentro se stessi suona gli ha dato la possibilità di vivere senza fine sul palcoscenico, fianco a fianco per il resto della loro, eterna, vita.

Michele


giovedì 2 giugno 2011

Poesia: Le Strade del Carmine

La Contrada del Carmine è una nota zona di Brescia tanto centrale (infatti si trova vicino la rinomata via di S. Faustino), quanto disagiata; come emerge dalle parole dell’autrice, che cattura abilmente l’anima della zona.

                                         
LE STRADE DEL CARMINE


Le strade del Carmine
umide di odori
variopinte
di gente lontana
malata di speranza.


Le strade del Carmine
a dividere
le ferite delle case
e i loro improbabili colori.


Io novello Ulisse
mi avventuro e mi ritrovo
in un brusio di suoni
scombinato e allegro.


 Le strade del Carmine
e gli ubriachi
i vagabondi
e i signori distinti

che passano in fretta
scuotendo
dalle scarpe lucide
fastidio e diffidenza.

Nelle strade del Carmine
novelle sirene
sussurrano a poco prezzo
canti stonati
che ammaliano ancora.

di Lisetta Rota



domenica 15 maggio 2011

PRESENTAZIONE

Ciao a tutti, ieri ad un certo punto della giornata mi è venuta un’illuminazione seguita da una pacca sulla fronte e da un “ma perché non ci ho pensato prima?”, vabbè questo blog è solo un neonato e quindi la mia idea non è neanche così tardiva, ma veniamo al dunque…
Magari vi siete chiesti se inchiostrotralemani ha uno scopo (oltre a quello di condividere le nostre piccole “creazioni” con l’affollato etere d’internet). Ebbene si, ed è quello di promuovere direttamente o indirettamente la lettura. Così, l’illuminazione di ieri è stata quella di mettere una nuova etichetta dedicata, in maniera esplicita ed inequivocabile, alla “promozione alla lettura”.
Cosa ci troverete? Ebbene, mi auspico (col tempo) di riuscire a farvi trovare tutto quel che riguarda il diffondersi della lettura in Italia e Oltre: iniziative, progetti, eventi, associazioni, manifestazioni ecc… Nonché di darvi gli strumenti per essere parte attiva in questa divulgazione della lettura.
Prevedo che collezionare “tutte” le notizie sarà operazione ardua e laboriosa, quindi fatemi gli auguri gente! Né avrò bisooognooo ;)
Aura

venerdì 6 maggio 2011

La Ragazza dai Piedi di Vetro (di Ali Shaw)

Questo libro l’ho preso in prestito dalla biblioteca di Chiari. Ricordo perfettamente la sensazione magnetica che me lo fece adocchiare per sbaglio mentre stavo uscendo e che mi costrinse a portarmelo a casa. Per qualche strana ragione mi ha colpito tanto che, dopo mesi, saprei ancora indicare l’esatta posizione in cui si trovava.

Midas Crook riesce a vedere il mondo solo attraverso il suo obbiettivo e solo in bianco e nero. Midas vive solo del riflesso delle immagini e solo la luce può increspare appena il suo animo calmo. Sarà finalmente grazie a Ida, alla sua Trasparenza che parte da dentro e si materializza nel corpo, che riuscirà ad aprire gli occhi ai colori del mondo ed il cuore all’amore, al ricordo, alla rabbia, a tutti i sentimenti di una vita passata e presente… In questo libro il presente risacca contro la memoria come le onde contro l’arcipelago di St. Hauda’s Land, un posto freddo d’una bellezza malinconica, grigio ma affascinante, il luogo perfetto dove ambientare questa storia.
  “La ragazza dai piedi di vetro” è stata una lettura strana, meditativa ed a tratti angosciante. E’ il libro d’esordio di uno scrittore in erba e si vede… Non che sia una cosa negativa, in una società dov’è tutto costruito e ritoccato è bello poter cogliere il primo passo di un autore anche quando si lascia dietro un’impronta di perplessità. Comunque, nonostante qualche inciampo descrittivo (c’è il maniacale uso dell’aggettivo “monocromatico/a” ed il ritorno ossessivo, per quanto tematico, delle descrizioni in bianco e nero), ci sono contenuti decisamente originali e di straordinario impatto. Se dovessi paragonare questo libro ad una pietanza od un vino direi che ha una decisa fragranza di novità, un vago sapore di perplessità ed un persistente retrogusto d’ antica favola. E’ inoltre una storia di contrasti, bianco e nero, ombra e luce, presente e passato, fiaba e novità… dunque non deve sorprendere se anche il lettore sarà portato ad oscillare tra un parere ed un altro, né che questa recensione oscilli tra pregi e difetti.
  Consiglio questo libro, debutto di Ali Shaw, ai nostalgici delle vecchie storie, a chi vuole leggere qualcosa un po’ fuori dalle righe, agli appassionati di fotografia e a chi come me si strugge per le descrizioni di grigie cittadine nordiche, autunni ventosi, copiose nevicate, coste frastagliate e cottage nei boschi.
Nodoso ma promettente è un libro che metterà più volte in discussione la vostra opinione.
Aura Longo

giovedì 5 maggio 2011

Quadri e racconti-Lo Sbocciare dell'Anima

Tratto da un quadro di Mara Zavagno 1998, madre di Aura, sembra che siamo figli di artisti, non ha titolo ma darò alla storia il nome che avrei dato al quadro(non che sarei stato capace a disegnarlo).

Esiste un posto nel quale Davide non amava guardare. Quando dentro di sé nasceva un’emozione lasciava che le foglie la ricoprissero dando al tempo l’arduo compito di nasconderla al suo cuore.
Così, un giorno nel quale la leggera pioggia lasciava spazio a guizzi di sereno non rimase incantato,  come i suoi amici, davanti al meraviglioso spettacolo al quale assisteva. Impassibile finse stupore e come ormai era  di consuetudine recitò la parte che tante volte aveva simulato, quella del camaleonte. Un arcobaleno per lui era solo un arco che lo studio gli aveva insegnato a comprendere, quindi senza alcun abbozzo d’interesse. Davide amava studiare, carpire i segreti del mondo che tutt’intorno si mostrava ricco di sorprese, ma che in realtà non era che una forma straordinariamente complessa di regole alle quali era possibile dare una spiegazione: come amare, come stupirsi, come gioire o singhiozzare di qualcosa che esiste grazie ad un fenomeno chiaro e tangibile. Seduto nella ricchissima biblioteca che condivideva con suo padre rifletteva sull’inutilità dei sentimenti, sulla fragilità delle persone che lasciano al caso il potere di decidere della propria vita.
Ogni tanto Quegl’Occhi entravano a farsi spazio tra la sua armatura, ma ormai l’autunno si era fatto fitto nella sua anima ed i fiori appassivano in fretta. Il ragazzo guardò l’orologio era tempo di andare a scuola. Si era di nuovo addormentato in biblioteca, questa volta con un libro di Schopenauer in mano, l’ultima era Hegel… Non aveva tempo di fare colazione il pulmino sarebbe arrivato da lì a poco. Facendo le scale di fretta cadde, rotolò per una rampa colpendo la testa  prima contro il corrimano, poi la schiena contro il pianerottolo che lo divideva da altri due piani di gradini. Davide aprì gl’occhi, non aveva dolore, anzi non si era mai sentito così bene in vita sua. Il luogo nel quale era sdraiato al tatto dava l’idea di essere soffice, ma nel rialzarsi si accorse che sotto era solido e si sentì abbastanza sicuro da rimettersi in piedi. Il terreno su cui camminava era una distesa di foglie blu e lo scricchiolio dei suoi passi creava un rumore che gli faceva venire la pelle d’oca, come il gesso su una lavagna. Ogni tanto grandi folate di vento alzavano in aria il fogliame creando vortici di forme strane, e sotto il manto blu si affacciava sporadicamente il bianco delle nuvole che presto veniva nuovamente ricoperto. Davide non comprendendo bene dove si trovasse mise un passo dietro l’altro e continuò tra scricchiolii e ventate a camminare cercando di dare un  senso a tutto quello che lo circondava. Una nuova folata lo spinse indietro facendolo cadere e, le foglie cominciarono a roteare creando questa volta una forma tangibile. Strofinandosi gli occhi il ragazzo guardò la forma che materializzandosi davanti a lui, sgretolò i contorni della sua apatia. Davanti a lui sua madre, con la linfa tra il fogliame degl’occhi, si avvicinò e inginocchiandosi al suo fianco  gli prese la testa fra le mani tirandolo a sé. Davide si abbandonò alla creatura , le braccia quasi di vita propria si strinsero intorno a lei, chiudendo gli occhi pianse come non aveva più fatto da tanto tempo. Rialzò lo sguardo… era sparita. Intorno a lui le foglie avevano lasciato il posto a nuvole di panna, candide e soffici. Davanti a sé dove prima c’era la persona che più aveva amato, era sbocciato un fiore. Il ragazzo lo portò alle narici per assaporarne il meraviglioso profumo, poi con naturalezza lo portò alla bocca e deglutii, gustando tutta la dolcezza del fiore si accarezzò il petto e si rese conto che qualcosa dentro di sé era cambiato. Cadde a terra svenuto per il tornado di emozioni accumulate, sovrapposte, sotterrate negl’anni, che tutto ad un tratto erano emerse dal limbo. Si svegliò tra coperte bianche e muri azzurri, a fianco a sé suo padre addormentato ai piedi del letto. Un’infermiera entrando gli sorrise: “Ti sei svegliato giovanotto, tuo padre è stato in piedi tutta notte credo che abbia smobilitato tutti gli angeli del cielo per soccorrerti, adesso vi lascio soli”, poi uscì. L’uomo si scosse, vedendo Davide sveglio lo cinse a sé trasmettendo un calore che entrambi avevano dimenticato di avere. Quel giorno entrambi riebbero la loro anima. Il ragazzo, riavutosi dall’incidente, prima di uscire dall’ospedale cercò quell’infermiera che l’aveva accolto al suo risveglio ma non la rivide più. Forse non sapeva che era tornata a quelle nuvole tra le quali viveva.

Michele Rosa

mercoledì 4 maggio 2011

Quadri e racconti-La Luce nel Cuore

Tratto da un quadro di mia madre, dipinto nel 2006, non ha un nome, rimane solo un’immagine, un ricordo vivido negl’anni.
LA LUCE NEL CUORE
Giusy,era una splendida ballerina, viveva in una famiglia molto povera. La madre spesso si fermava a guardarla quando da bambina la piccola si avvicinava alla finestra, chiudeva gli occhi e aspettava il sorgere del sole. I raggi a poco a poco illuminavano il suo volto asciugando il sudore accumulato durante la notte e lasciando spazio a fiumi di risa. Era come se sua figlia avesse trovato un angolo di paradiso, tra le pieghe della tristezza. Prima di andare a scuola la ragazza aspettava che la luce accogliesse il suo sguardo. Autunno ed inverno erano i mesi che più odiava perché la mattina non poteva affacciarsi alla finestra e trovare il calore dei suoi amati raggi, sentire le loro carezze e attraverso quella coperta abbandonarsi a quella felicità che tanto desiderava. La scuola era dura perché le aule erano in ombra e spesso il suo volto correva verso quelle finestre polverose aspettandosi uno spiraglio di luce. Vista la sua disattenzione, le maestre spesso la punivano. Le bacchettate sulle mani  erano all’ordine del giorno. “Sua figlia è sempre con la testa tra le nuvole, ha dei voti alti ma non tollero che non presti attenzione quando spiego!!!” La madre  ascoltava spesso questo genere di lamentele da parte delle maestre chiedendosi come Giusy potesse mantenere una media così alta nonostante non l’avesse mai vista studiare. Conosceva sua figlia e l’amore che nutriva verso le belle giornate, ma non avrebbe mai potuto immaginare quello che sarebbe successo quel 27 aprile del 2006. La bambina, ormai ragazza, svegliatasi presto per godersi i primi raggi del sole, vestita solo di un leggera vestaglia, si era diretta verso quella piccola stanza arricchita da una sedia, regalatagli dalla zio qualche anno prima. Mise il piede sinistro sulla seggiola sostenendosi con il destro, rivolse i suoi occhi verso quella finestra che tanto appagamento le aveva dato e, in quell’istante, la luce colpì la sua figura così forte da fargli abbassare il viso, la sua logora vestaglia si illuminò trasformandosi in un meraviglioso tutù azzurro come il cielo, tanto amato dal sole.
I piedi nudi, si vestirono di splendide scarpette che andarono ad annodarsi fin sopra le caviglie. Le sbarre alla finestra vennero sciolte dalla luce, che sollevò la raggiante fanciulla verso sé. Con un’elegante glissade attraversò lo stretto passaggio e, danzò sulle punte tra i raggi dell’alba, che creavano un passaggio tra le piante in fiore verso il luogo dove nasce il sole. La madre quella mattina, al posto della sedia dove sua figlia soleva appoggiarsi, trovò un enorme glicine che abbracciava tutta la stanza. I fiori splendevano alla luce del giorno, ai suoi piedi una vestaglia logora. Sono passati tanti anni da quel giorno ma ancora c’è un angolo del mondo nel quale la luce non muore mai.
Racconto di Michele Rosa

COME AFFRONTARE AL MEGLIO LA SCELTA DELLA CONVIVENZA

Siete una coppia, passate ogni momento disponibile assieme ma il tempo per voi non e mai abbastanza? La vostra relazione è maturata, il vostro legame è sempre più stretto e sentite che è il momento di muovere un passo in più su quella strada che va unendo due persone sempre più saldamente… Allora starete probabilmente pensando ad una convivenza.
Quella di andare a vivere assieme è una della scelte più importanti della vita, nonché la migliore e più significativa decisione che può fare la coppia che vuole darsi un futuro. Proprio per il grande valore che porta non è da prendere sottogamba, è pur vero che provar non nuoce ma alla base ci deve essere una salda presa di coscienza. Per quante gioie la convivenza porti bisogna accettare anche l’idea che prima o poi ci saranno (per un motivo o per l’altro) momenti difficili e bisogna essere pronti a farsene carico. Non mancate di considerare ogni più piccolo dettaglio dalle possibilità economiche, al tempo che dovrete dedicare alla casa, dalla zona ideale all’animale domestico non trascurate nulla, dopotutto parlarne e pianificare è la parte più bella.
Sarà una banalità eppure non è così scontato: la scelta della convivenza va presa in due. Entrambe le parti devono esserne convinte senza che una prevarichi esasperando l’altra fino ad una passiva accondiscendenza (se la persona che amate non vuole vivere con voi iniziate a chiedervi che futuro potete avere con la persona in questione e non insistete, un conto è dare una spintarella un altro è mettersi a fare un tiro alla fune). Non si dimentichi che nel prendere tale decisione si assume una responsabilità l’uno nei confronti dell’altro/a, se date delle illusioni poi non potete deluderle. La cosa migliore è essere sempre ed incondizionatamente sinceri sia con voi stessi che con la persona che amate (potrebbe tornarvi utile il ritornello di arisa “sinceritàaaaa è un elemento imprescindibile per una relazione stabile che porti all’eternità”).
Non dimenticatevi di chi vi sta attorno! Genitori, parenti ed amici stretti devono fare parte di questa decisione (certamente sempre entro dei limiti), escluderli sarebbe già partire col piede sbagliato. Ma quando e come dirglielo? Certo non bisogna annunciarlo al mondo in modo precipitoso, dovete aver prima messo tutti i puntini sulle i per poter dimostrare che la vostra è una scelta, si dettata dall’amore, ma anche matura e responsabile. E’ ovvio che una volta messi tutti i puntini sulle i, da parte vostra la decisione è come già presa, ma quel che dovete far capire ai vostri cari è che il loro parere ed il loro consigli sono importanti. La formula vincente è “Cari mamma e papà io e Michele ci amiamo e stiamo pensando di vivere assieme, abbiamo preso in considerazione questo, questo, questo e questo (tempo, affitto, lavoro, possibilità ecc…), naturalmente prima di muoverci in questa direzione vogliamo sapere che ne pensate…”.
Inoltre, una volta avuta a loro approvazione, non vanno accantonati. Continuate a tenerli al corrente di ogni piccola cosa e chiedete di raccontarvi la loro esperienza, con queste piccole attenzioni potrete fare di una scelta importante un viaggio piacevole.
Rispettate questi pochi consigli e ricordate che tutte le cose più belle non vanno arraffate ma colte, stimate ed apprezzate con ponderazione e dedizione, solo così se ne può trarre il meglio e rimanerne sempre soddisfatti anche col passare del tempo.
"Piccolo manuale di coppia" di Aura Longo

"LA STORIA DI LISEY" di Stephen King

 Un libro a cinque stelle
Vi siete mai chiesti come dev’essere vivere accanto ad un famoso scrittore? Allora, nel “la storia di Lisey” uno tra i più bei libri che abbia mai letto, potreste trovare qualche curioso aneddoto a riguardo oppure, potreste trovare qualcosa che va oltre l’aneddoto, oltre il ricordo, oltre la pagina… fin là, nella pozza delle idee a cui gli scrittori attingono ispirazione…
    Lisey moglie di Scott Landon, scrittore leggenda del suo tempo, si ritrova due anni dopo la sua morte a dover riordinare il suo studio, catalogare tutte le sue carte e scegliere cosa tenere segretamente per sé e cosa lasciare in pasto ai lupi: accademici o semplici fan, che volevano impossessarsi delle ultime impronte d’inchiostro lasciate da Scott.
Una prima occhiata allo studio, accompagnata dall’indesiderata presenza della squilibrata sorella più vecchia, Amanda, e già Lisey precipita nei ricordi. E’ così che tra carte e scatoloni la moglie del celebre scrittore rivive momenti chiave della loro vita assieme… della vita di Scott. Incalzata, in questo percorso a ritroso, dagli angosciosi e bizzarri eventi della vita reale, scivola pian piano in una dimensione tra il passato ed il presente, dubbi e certezze, ricordi vaghi ed altri cristallini fino a smarrire il confine della realtà per avvicinarsi a quel pesante sipario che credeva di aver chiuso per sempre, che credeva d’essere riuscita a dimenticare… Forte di tutte le tappe che ha superato s’accorge che è giunto il momento di calarlo per affrontare ciò che dietro vi si cela.
    Non svelo niente di più. Lascio al non detto tutta la sua forza suggestiva, per non dire che ulteriori rivelazioni sarebbero un delitto contro il pieno godimento che il libro, con le sue svolte inattese, può dare.
 Questo capolavoro, come tutti i buoni libri, ha gli ingredienti giusti, quelli che fanno la differenza. Per me l’ingrediente esotico, che ha reso unica questa lettura, è stato il linguaggio… Mi spiego: avete presente la caratterizzazione psicologica dei personaggi, necessaria a che questi escano dalla piatta pagina per assumere un loro essere tridimensionale nella nostra mente? Ecco, King riesce a dar vita ai protagonisti del “la storia di Lisey” tramite le loro bizzarre espressioni ed i loro modi di dire, che si son tramandati di padre in figlio, di generazione in generazione. Con questi loro detti curiosi ed imperscrutabili i personaggi diventano qualcosa di più di una macchia d’inchiostro, più di una serie di pregi e difetti, più di una vacua immagine che vaporeggia nelle nostre menti… diventano palpabili, prendono vita propria usando un loro linguaggio personale.
E’ così, che proprio per la vividità di questa intrigante lettura, vi invito a CINGHIARVI questo libro! BOOL fine.

“La storia di Lisey”: recensione di Aura Longo.